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Salerno, nostra terra di indagine e azione


Già nell'ormai lontano 1997 si erano capite le grandi potenzialità che avevano i cosiddetti “Edifici Mondo” e, attraverso un bando internazionale di idee, la volontà fu quella di individuare proposte per il recupero di un polo culturale che sarebbe potuto essere il nuovo volano turistico della città di Salerno. Tra le varie proposte furono selezionate quella dei giapponesi Sejima e Nishizawa per gli spazi pubblici, e quelle di Monestiroli e De las Casas per il recupero degli "Edifici Mondo", in particolare le soluzioni elaborate per le ex carceri (convento di San Pietro e Giacomo, convento di San Francesco, monastero di Santa Maria della Consolazione) e per i piccoli luoghi di culto, come la chiesa di San Filippo Neri. Gli obiettivi erano risolvere l'isolamento di questa parte del centro storico migliorandone l'accessibilità con nuovi impianti di risalita e parcheggi d'interscambio, e di ridisegnare lo spazio pubblico, recuperando piazze e punti d'osservazione,aprendo percorsi alternativi attraverso cortili e giardini e creando le condizioni per il risanamento e la rinascita di un luogo dimenticato da decenni.Nonostante le potenzialità dei progetti vincitori, il risultato non si è visto.Oggi, quasi non c'è più memoria di questo concorso come non c'è più memoria di quei luoghi, luoghi di contemplazione e pratica spirituali, viste le condizioni di dissesto e la conseguente pericolosità.

Gli interventi si concentrano a monte di via Tasso, da lì in poi che la città diventa “impenetrabile”.Perché? La città negli ultimi cento anni non è solo cambiata ma si è“snaturata”. Il baricentro della Salerno fino ai primi anni del Novecento era su via Tasso, l’antico decumano maggiore che, intersecandosi con il cardo,l'attuale via Canali, formava il foro, centro amministrativo della città, l'attuale Piazza Abate Conforti.Chi entrava e usciva dalla città percorreva questa strada portando linfa vitale a tutto il centro storico. Ma col tempo e con il progredire delle tecnologie, la città ha cercato altri sbocchi meno impervi e ha spostato il suo baricentro asud, lungo la costa, lasciando che il vecchio centro diventasse periferia quasi inaccessibile. È in questo contesto che nascono, crescono e poi lentamentemoriranno le piccole “insulae” conventuali.

l'ecodeichiostri MANIFeST: 

 

L’eco dei chiostri è un viaggio nel cuore degli antichi conventi salernitani, nostra terra di indagine e lavoro, un viaggio fatto di splendori e successivi abbandoni, un viaggio che possa far rivivere le antiche insulae conventuali all’interno e intorno ai chiostri. Sembra quasi di risentire oggi le voci oranti e i canti gregoriani dei monaci che li hanno abitati; sembra che quei muri oggi distrutti siano ancora pronti a farsi affrescare da abili mani; sembra che quelle stanze umili siano ancora adatte alla preghiera e al raduno; sembra che quei complessi, più o meno grandi e maestosi, possano ancora oggi continuare ad essere delle isole di resistenza contro la frenesia della società contemporanea; sembra che possano ancora fermare il tempo anche se il tempo su di loro è invecchiato troppo in fretta, tanto che oggi ne sentiamo solo un’eco lontana. Il convento di Santa Maria della Consolazione, il Monastero di Santa Maria di Montevergine, quello di San Domenico e gli altri vorrebbero essere rivissuti oggi dall’uomo contemporaneo che ha il difficile compito di trasformare quell’eco lontana in una voce limpida e forte per l’uomo di oggi e di domani. Per questo motivo L’eco dei chiostri vuole essere una risposta concreta all’abbandono e alla dimenticanza di luoghi troppo carichi di memoria storica per essere dimenticati, dimostrando come un’altra strada a musei dell’abbandono a cielo aperto possa essere possibile e percorribile oggi

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